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Il mercato immobiliare (
The Housing Sector) è per gli Stati Uniti una componente molto importante
per il sistema economico-produttivo del Paese.
Il
valore complessivo stimato delle strutture residenziali ammonta a oltre 12.000
miliardi di dollari
mentre
tutto il settore immobiliare, direttamente o indirettamente contribuisce dal
15 al 20% alla formazione del Gross Domestic Product ( Prodotto interno
Lordo).
La cui composizione è nel 2007 dovuta solo per 1/3 al settore industriale
e per 2/3 al settore terziario, nel quale confluisce il settore immobiliare.
Circa
il 70% delle entrate dei singoli Stati provengono dalle "Property Taxes".
I proprietari di case contribuiscono per il 43% ed i proprietari di immobili
commerciali per il 57% sul totale delle tasse sulla proprietà edilizia.
Il
mercato immobiliare a causa della sua rilevanza strategica per la crescita
e lo sviluppo dell'economia
viene continuamente monitorato da numerosi organismi statistici. Lo sforzo
per rilevare con dettaglio minuzioso tutti i passaggio fondamentali di un
mercato
così vasto e multiforme è sicuramente imponente. La mole di informazioni
così disponibili consente una lettura tempestiva e dettagliata di
tutto il mercato immobiliare. Il risultato colpisce un europeo sia per il
dettaglio
che per la mole di informazioni. A partire dal ramo costruzioni dove vengono
forniti mensilmente i dati relativi alle concessioni di nuove licenze edilizie.
Fino alla raccolta, grazie
all'ausilio delle associazioni nazionali dei realtor (
agenti immobiliari ), dei dati relativi alle compravendite dell'esistente,
andamento dei prezzi, stock dell'invenduto ecc..
L'approccio è il
medesimo che si ha con il mercato mobiliare dei titoli e delle valute. Analogo
spazio viene dedicato dalla stampa finanziaria e dalle istituzioni all'analisi
dell'evolversi della situazione. Tale massa
di informazioni dettagliate, periodicamente diffuse, ed attese dai mercati,
consente un continuo monitoraggio di tutto il settore immobiliare. La Fed
inoltre dedica ampio spazio nelle sue analisi al mercato immobiliare. Le
preoccupazioni sul formarsi di una "bolla immobiliare" derivano
principalmente da queste considerazioni. Già nel 2005 in pieno mercato
boom con un record storico di concessioni edilizie, le Federal Reserve,
aveva fatto rilevare come vi fossero dei rischi per il formarsi di molte
posizioni speculative sul mercato immobiliare. Speculazioni favorite anche
dal bassissimo costo del denaro ( in quegli anni prossimi al 1%) ed dal
facile ricorso al credito con leve finanziarie molto elevate (5% dallo
speculatore e 95% dalle banche). Inoltre dal ricorso sempre più diffuso
ai cosiddetti "mutui solo interessi" (mutui speciali che prevedono
il pagamento per i primi 3-5 anni solo degli interessi).
Tali
posizioni venivano considerate pericolose e la Fed intervenne ( non solo
ma anche per questo motivo)
con un veloce aumento del costo del denaro. Questo per far saltare l'eccesso
di speculazione, raffreddare il mercato aumentando il costo dei mutui e giungere
ad una normalizzazione della situazione. Dopo un anno di sostanziale stabilizzazione
dei prezzi (2006) il 2007 è stato l'anno dello "scoppio" della
bolla immobiliare che ha comportato l'uscita, a volte "dolorosa",
per molti speculatori ed ha coinvolto anche i risparmiatori.
Il mercato di New York
invece si è mosso in controtendenza, almeno fino ad ora, soprattutto nelle
zone di maggior pregio (Manhattan). E' chiaro che se la situazione del mercato
del resto del Paese continuerà ad essere così difficile, presto o tardi anche
l'area di New York si adeguerà. Occorre segnalare che qui i prezzi hanno
continuato a crescere per i primi 3 trimestre del 2007 e solo nell'ultimo
si è cominciato a percepire una frenata.
Qui l'equilibrio fra domanda
e offerta è tradizionalmente più favorevole per i venditori per alcuni fattori
di facile comprensione. Le possibilità di sviluppo immobiliare sono estremamente
limitate (per lo meno nelle zone pregiate vicino all'isola di Manhattan)
infatti si stanno portando avanti iniziative per riqualificare zone che hanno
tradizione di bassa qualità (ad esempio il Bronx) pur di recuperare immobili
appetibili. Essendo il centro finanziario degli States la domanda di affitti
è molto vivace, con rendimenti interessanti anche per immobili di qualità
media. Nei palazzi
di buon livello esistono delle limitazioni sia per l'acquisto che per l'affitto
e ciò contribuisce ad assottigliare l'offerta.
Prima di trarre le conclusioni
di quanto esposto sino ad ora ci permettiamo di fare due ulteriori considerazioni.
La
prima è sul numero complessivo di compravendite in USA
che rimane comunque, molto elevato, sia
in assoluto che soprattutto in rapporto al numero di residenti, rispetto
ad esempio all'Italia. Per l'Italia si registrano per il 2006 (ultimo dato
disponibile) un totale di 845.000 compravendite residenziali su dati ufficiali
dell'Agenzia del Territorio. I dati relativi alle compravendite residenziali
registrate negli USA ammontano invece ( Febbraio 2008) per il nuovo a 590.000
su base annua e per l'esistente a 5.030.000 su base annua. Per un totale
di 5.620.000 unità vendute su base annua per 300 milioni di abitanti
contro le 845.051 unità vendute in Italia sui 58.751.000 residenti
dichiarati dall'ISTAT. Pertanto circa una compravendita in USA ogni 60 abitanti
rispetto ad una compravendita in Italia ogni 70 abitanti. Questa maggiore
frequenza nelle vendite del mercato immobiliare statunitense rispetto a quello
italiano e a quelli europei in genere, è dovuta sicuramente alla maggior
propensione al cambio di casa degli statunitensi rispetto agli italiani.
Questa non si traduce necessariamente in maggior "liquidità" del
mercato, intesa come tempo di attesa per la vendita. Questo infatti dipende
esclusivamente dall'incrocio della domanda e dell'offerte ( totale delle
case messe in vendita, dato conosciuto e totale delle proposte di acquisto,
totale non conosciuto ). Una considerazione che si può fare però a
questo proposito è che solo con la messa in vendita si testa il reale
valore di mercato della propria abitazione. Un maggior numero di compravendite
garantisce di per sé una maggior stabilità di fondo al mercato,
proprio perchè esso è più ancorato al reale prezzo di
mercato. Un mercato, quello statunitense, che potrà avere delle oscillazioni
cicliche, come è normale per tutti i mercati, per il prevalere ora
della propensione all'acquisto ora di quella alla vendita. Ma che corre meno
il rischio strutturale del formarsi di "bolle" ed eccessi. I mercati
più a rischio, questo vale per tutti i mercati, rimangono quelli dove
prevalgono sempre o i compratori o i venditori, nel primo caso avremo un
mercato sopravvalutato, con il formarsi della "bolla", nel secondo
sottovalutato. Rischio che si presenta nel momento in cui si rovescia la
tendenza che si è mantenuta per un lungo arco di tempo, con conseguente
rischio di forti oscillazioni nei prezzi.
Seconda considerazione.
Nessuno può conoscere l'andamento dei mercati. Tanto meno quello del
mercato immobiliare a New York. Mercato comunque nel quale i prezzi non risultano,
dai dati medi ufficiali forniti, ancora scesi ( anche se in questo momento
si possono fare sicuramente buoni affari ), rispetto ad un anno fa. Nessuno
può sapere se in futuro scenderanno. O se la tendenza in atto si stia
per interrompere e riprenderanno a salire. Ma sicuramente un investitore
italiano deve mettere in conto che si è aperta una finestra, con l'attuale
livello dei cambi euro/dollaro, finestra che può forse rimanere aperta
a lungo, anche molto a lungo. Forse per sempre. Ma nessuno può essere
certo di questo o se invece questo livello di cambio si protrarrà solo
per alcuni anni o per alcuni mesi. L'attuale livello dei cambi produce un
prezzo al metro quadro espresso in euro, al momento sicuramente molto interessante.
La verifica può essere fatta con estrema semplicità. E sufficiente
paragonare i valori al mq. indicati nelle opportunità selezionate
in questo web site con i prezzi richiesti correntemente nelle capitali economiche
o legislative italiane ed europee. Questo vale sia per le considerazioni
riguardo al cambio che per quelle precedentemente fatte riguardo al cosiddetto
pericolo
di "bolla
immobiliare" determinata dalla sovravvalutazione dei prezzi. Considerando
inoltre che stiamo parlando di un bene reale (un immobile forse è il
bene reale per eccellenza), ne discende il fatto che, sul medio termine e
senza l'uso di una leva finanziaria elevata, l'acquisto di un bene reale
annulla il rischio cambio. In quanto i prezzi per la legge della domanda
e dell'offerta sempre più globalizzata, tendono a tornare in equilibrio.
Oggi la libera circolazione dei capitali, rende di fatto il mercato immobiliare
di tutti i Paesi Occidentali un unico mercato. I vincoli rimasti non sono
tanto quelli fiscali ed amministrativi ma solo quelli relativi allo sforzo
psicologico di affrontare le difficoltà della lingua e dell'apprendimento
delle norme di base. Queste difficoltà rallentano (sempre di meno),
ma non arrestano l'inevitabile riequilibrio dei valori, al di là delle
oscillazioni valutarie.
Conclusioni: Il mercato
immobiliare Statunitense e quello dello Stato di New York in particolare, è assolutamente
trasparente con una serie di normative tese a tutelare in particolare modo
la figura dell'investitore considerato, a ragione, il motore della crescita
economica. La scelta del momento di ingresso spetta ovviamente all'investitore
ma sicuramente parametri come la comparazione dei prezzi ( si tratta degli
Stati Uniti d'America non di un paese esotico qualunque) e la verifica in
loco del livello di conservazione o di qualità dei servizi offerti
possono aiutare a prendere una decisione ponderata. Si tratta in definitiva
di un mercato evoluto ma che nello stesso tempo offre la massima tutela alla
figura dell'investitore. Un ottimo mercato nel quale investire nello scenario
internazionale. Ultima considerazione: visto l'attuale fase di mercato in
questo momento le opportunità si presentano più sul mercato
dell'"esistente", più flessibile, che su quello del "nuovo" inevitabilmente
più rigido.
I
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