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LEGGI E ORDINAMENTI
Gli Stati Uniti garantiscono
ampie garanzia e tutela della proprietà privata, della libertà
personale e di impresa proteggendo il libero mercato e soprattutto salvaguardando
gli investitori. La salvaguardia degli investitori, considerato il vero motore
della crescita, è storicamente garantita negli USA da norme e leggi,
ampiamente consolidate, di diritto civile e penale, che da un lato sostengono
l'attività economica e dall'altro perseguono e sanzionano pesantemente
gli illeciti economici e finanziari. Gli Stati Uniti, nel corso della loro
recente
storia, hanno vissuto molti scandali finanziari ma il sistema ha sempre reagito
colpendo in modo esemplare chiunque abbia commesso illeciti con pene eclatanti
e certe. C'è una volontà, condivisa a tutti i livelli, tesa a
consentire che tutti abbiano le stesse possibilità e siano sullo stesso
piano nei confronti della legge.
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Non solo.Questi
valori e principi vengono considerati pilastri intangibili alla base della
Libertà individuale garantita dalla Costituzione. Inoltre sono ampiamente
condivisi dai due principali schieramenti politici e dalla popolazione.
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Non esistono barriere di
ingresso per gli investitotori stranieri così come esistono pochi
vincoli burocratici all'attività di impresa, che viene aiutata e
stimolata. Una volta che l'investitore straniero ha acquisito la conoscenza
della lingua e
delle leggi non vi sono ulteriori ostacoli che si frappongono allo svolgimento
della sua attività economica, governata da un'ordinamento snello
e da un sistema di tassazione semplice ed efficace.
Inoltre gli ordini professionali,
in particolare quello degli Avvocati e quello dei Commercialisti (CPA), garantiscono
la tutela dei nuovi investitori-contribuenti. Il taxpayer (contribuente) è
rispettato per il suo ruolo all'interno di un sistema di procedure di accertamento
fiscale che non sono repressive.
Il successo economico non
solo è considerato dalla politica e dalla popolazione come merito
dell'Imprenditore, dei manager e dei collaboratori, ma anche pubblicizzato
come esempio, così
come i comportamenti illeciti sono al contrario censurati.
Esiste una diversa sensibilità
politica tra i due principali partiti politici nei confronti della politica
fiscale che trova riscontro a volte in un differente livello di tassazione esercitato
dai diversi Stati dell'Unione. Questo perchè le tasse sulla proprietà
immobiliare costituiscono la base imponibile più importante sulla quale
si fondano le entrate dei singoli Stati. Sussistono da questo punto di vista
differenze anche sensibili tra i livelli di tassazione esercitati nei vari Stati
dell'Unione. Differenze che comunque non sono determinanti.
LEADERSHIP
Gli Stati Uniti sono al
momento l'unica superpotenza globale rimasta e questa situazione di superiorità
strategica inevitabilmente si protrarrà a lungo anche perchè non
si vedono altri Stati o Confederazioni di Stati in grado, non solo di mettere
in discussione il ruolo geopolitico degli Stati Uniti, ma soprattutto da potersi
avvicinare ed equivalere contemporaneamente alla forza militare, economica
e
conseguentemente politica degli Stati Uniti d'America. Questo al di là
di simpatie o antipatie, per questo o quel Presidente, al di là
di ogni considerazione ideologica, considerando semplicemente ed oggettivamente
i fatti.
Anche in questo momento
di forte crisi finanziaria che vede, non solo la fuga degli investitori
dai mercati
finanziari, ma anche grandi trasferimenti di ricchezza, causati dalle forti
oscillazioni delle quotazioni, i mercati finanziari nordamericani dominano
la scena confermando
il detto che un raffeddore agli Stati Uniti si trasforma in un'influenza nel
resto del mondo.
Al di là delle interpretazione
e delle cause, così come delle terapie finanziarie studiate e applicate,
il dato oggettivo è che non si vedono fughe di capitali dagli Stati Uniti
verso altre aree economiche. Anzi quando la crisi si fa più acuta si
assiste ad un recupero del dollaro rispetto alle altre monete, alla base del
quale sicuramente troviamo il venir meno di fortissime operazione speculative,
ma anche il ritorno degli investimenti finanziari su strumenti denominati in
dollari.
I mercati finanziari dei
grandi Paesi esportatotri tra cui troviamo sia la Russia, travolta non solo
dalla crisi finanziaria ma anche dal crollo delle quotazioni del greggio ed
il Giappone, hanno mediamente subito crolli drammaticamente superiori a
quelli
dei mercati nordamericani. Stesso discorso per i nuovi grandi paesi emergenti
Cina, Corea, India e Brasile anch'essi con grandi surplus grazie alle esportazioni,
ma con economie che stanno subendo pesantissime decelerazioni nella crescita.
Non parliamo dei grandi paesi esportatori di petrolio che con le contrazioni
del prezzo del greggio stanno subendo una netta flessione delle entrate.
L'unico rivale reale che
gli Stati Uniti hanno nella leadership mondiale è l'Unione Europea. Il
rivale, o meglio "l'amico rivale" oggi supera già per dimensioni
economiche, prodotto interno lordo e consumi conplessivi nonché per numero
di abitanti, le dimensioni economiche degli Stati Uniti. La moneta comunitaria,
l'Euro, sta dimostrando forza sui mercati nei confronti del dollaro, di cui
sta diventando un rivale temibile negli scambi internazionali. Sul mercato internazionale
obbligazionario si è registrato il superamento delle emissioni obbligazionarie
denominate in euro rispetto a quelle in dollari, sintomo evidente di un travaso
di interesse dal dollaro verso l'euro come moneta rifugio, oltre che dalle dimensioni
complessive dell'economia di eurolandia.
Ma nonostante questi risultati
l'Europa comunitaria rischia di rimanere un "nano politico", soprattutto
dopo la bocciatura della bozza di Costituzione Europea da parte degli elettori
di due importanti Paesi membri Francia e Olanda (questo malgrado il presidente
della commissione incaricata di redigere la bozza della nuova Costituzione
fosse
un francese). Le divisioni che intercorrono tra gli Stati membri
in politica estera inoltre sono spesso laceranti. Basti ricordare che l'unione
dei 27 a quasi cinquant'anni dal Trattato di Roma del 1957 che ne vide la nascita,
non è rappresentata in quanto tale neppure al vertice dell'organizzazione
planetaria per eccellenza: il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Gli
Stati europei che vi sono rappresentati, non solo non sembrano avere alcuna
intenzione di abdicare al loro ruolo a favore dell'Unione Europea, ma spesso
mostrano posizioni divergenti ogniqualvolta vengono chiamati ad intervenire
nelle aree bollenti della Terra.
Anche all'apice della crisi
finanziaria non solo l'Europa è risultata a lungo assente, quasi
che la crisi non coinvolgesse pesantemente anche il vecchio continente,
ma anche
quando i Governi europei si sono finalmente decisi ad intervenire, le decisioni,
pur coordinate, sono state prese dai singoli Governi ed esclusivamente
nei rispettivi
ambiti nazionali. L'immagine che si è data all'esterno è stata
quella della salvaguardia da parte dei singoli Governi degli interessi nazionali.
E questa formula, che contrasta con l'ordinamento tecnico e in particolar modo
monetario che l'Europa si è data, ha soddisfatto un po' tutti gli schieramenti
politici e le popolazioni. Si è parlato esplicitamente anche in Italia
di salvaguardia del controllo italiano sulle imprese strategiche, tra cui
al
primo posto le banche. Nessuna voce si è levata per obiettare alcunchè,
quando, solo pochi mesi fa, posizioni analoghe avrebbero scatenato una bufera
politico-mediatica. D'altra parte ci si è resi conto che, qualora ci
si trovasse nel cuore di una pesante crisi, le singole imprese, in particolar
modo quelle bancarie, agirebbero in primo luogo a difesa della casa madre col
rischio di privare le "filiali all'estero" delle risorse sufficienti
per elargire il credito al sistema produttivo. Questo è un rischio
che, a questo punto, nessuno Stato dell'Unione Europea può permettersi
di correre. Resta il fatto però che le decisioni prese all'interno
dei singoli Stati, prive pertanto di un respiro sovrannazionale, rischino
di risultare vane
nei confrondi di quei soggetti economici che ormai operano considerando l'Europa
come un unico grande Paese. E anche se, come tutti speriamo, gli interventi
sortissero a pieno il loro effetto e tutto ritornasse alla normalità,
difficilmente il processo di rinazionalizzazione delle imprese europee si
arresterebbe.
Oggi sullo scenario internazionale
l'unica vera "Unione" con un unica leadership politica rimane
quella degli Stati Uniti d'America mentre l'Unione Europea si è dimostrata
al momento, nei fatti, piuttosto un'alleanza tra Stati sovrani e Governi,
ognuno
teso in primo luogo a difendere i propri interessi nazionali.
Ultima considerazione in
ordine di esposizione ma non di importanza, il livello di "superpotenza
strategica e tattica" rappresentato dalle forze armate degli Stati uniti,
oltre che improponibile politicamente è assolutamente incompatibile con
gli attuali bilanci dei paesi europei o delle altre potenze locali.
Questa situazione di fatto
dovrebbe protrarsi per i prossimi anni.
POPOLAZIONE
Gli Stati Uniti è
sono l'unico Paese occidentale con un tasso di crescita demografico attivo.
Il dato viene tenuto costantemente aggiornato dal web site della Casa Bianca
www.popclock
ECONOMIA
Gli Stati
Uniti si mantengono ai primi posti per reddito procapite prodotto |
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ed al primo posto
per Prodotto Interno Lordo, con incrementi quadrimestrali significativi
ed un ciclo espansivo ancora ininterrotto malgrado da oltre due anni
si parli di recessione. Anche l'esplodere della crisi finanziaria ha
rallentato la crescita ma non si è ancora registrata una crescita
negativa dell'economia reale statunitense.
|
Il rapporto del Fondo monetario
internazionale più recente ad oggi, prevede che la crescita dell'economia
USA sarà nel 2009 del +0,1% mentre le previsioni per la Germania sono
di crescita zero, rispetto al +1% previsto dalla precedente relazione nell'Aprile
2008. Essendo la Germania la vera locomotiva della crescita economica europea
non devono a questo punto meravigliare nè il +0,2% previsto per la Francia
nè il -0,2% previsto per l'Italia, primo partenr commerciale della Germania.
A questo proposito non si
deve dimenticare che l'economia degli Stati Uniti ha trascinato, a forza, nell'ultimo
decennio la crescita mondiale e grazie alla forza delle sue importazioni ha
trascinato al di fuori dal sottosvivippo Paesi quali la Cina e l'India. Sino
ad ora le importazioni nord americane generate dai consumi di merci provenienti
dai Paesi emergenti si sono tradotte in nuovo carburante alla crescita mondiale.
La crescita, così ottenuta, delle economie asiatiche in un circolo virtuoso
negli ultimi anni ha dato ulteriore impulso alla crescita degli Stati Uniti
affiancandola come ulteriore locomotiva, e consentento alla stessa economia
USA di crescere ulteriormente. Difficile prevedere che cosa accadrà ora.
Al momento però, visto lo strettissimo legame che lega le diverse aree
economiche del mondo, non solo l'affano del maggior importatore si è
trasformato in tragedia annunciata per i maggiori esportatori, ma proprio per
il fatto che ci si è resi conto che il buon andamento della prima economia
mondiale è indispensabile per la crescita globale, gli sforzi congiunti
adottati da tutte le principali autorità economiche mondiali, non dovrebbero
tardare a produrre effetti benefici.
Il livello
di produttività negli Stati Uniti continua a mostrare rivelli di
crescita ininterrotta |
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Negli ultimi tre
anni si è prodotto un significativo flusso di investimenti esteri,
interrompendo la tendenza degli anni precedenti. Tale tendenze è
stata rafforzata anche dall'indebolimento progressivo del Dollaro.
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Questi
i dati più aggiornati (Settembre 2008) del GPD (Prodotto Interno
Lordo) statunitense calcolato su base trimestrale. Dopo la brillante
crescia
del + 4,8% registrata nel secondo trimestre 2008 il dato negativo -0,2%
registrato nel quarto ed ultimo trimestre dello scorso anno, si era
diffuso
un certo pessimismo non completamente dissolto dal +0,9% messo a segno
nel primo trimestre 2008. Il fatto che il GPB sia balzato ad un robusto
+2,8%
nel secondo trimestre 2008, sembra al momento aver scongiurato le previsioni
di quanti avevano visto nella flessione registrata alla fine dello
scorso
anno e nella crescita ridotta registrata nel primo trimestre il chiaro
segnale di una prossima recessione economica. Anche il FMI prevede
per il prossimo
anno una crescita estremamente ridotta ma sempre una crescita. |
 |
A contribuire al forte incremento
registrato dal GPD nell'ultimo trimestre anche il robusto +18,5% registrato
dagli investimenti dall'estero (Real nonresidential fixed investment) rispetto
al 8,6% registrato nel trimestre precedente.
A questo proposito è opportuno
integrare questi dati con una statistica prodotta dal BEA ( Bureau of economic
analysis
) che analizza gli investimenti diretti stranieri negli Stati Uniti, suddividendoli
per Paesi di provenienza. Il dato è trimestrale ed è aggiornato
solo fino al terzo trimestre 2006. Di particolare interesse l'andamento
degli
investimenti diretti dall'Italia verso gli Stati Uniti che nei soli primi 9
mesi del 2006 ammontano di 3,39 miliardi di dollari. Contro i 4,13 miliardi
di dollari registrati nei 5 anni precedenti, dal 2000 al 2005. Questo sensibile
aumento è dovuto in particolare al terzo trimestre 2006 con 2,93
miliardi di dollari di investimenti.
Il tasso di inflazione registrato
nel Settembre 2008 è stato del 4,9% portando la media dell'anno in corso
al +4,5%, rispetto al 4,1% registrato nel 2007 e al 2,5% registrato nel 2005.
A contribuire in modo determinante alla crescita dell'inflazione registrata
nei primi 9 mesi del 2008 il +16,6% dei costi dell'energia ed il +7,2% degli
alimentari.
Produttività in leggero
calo all'1,6%.
Il tasso di disoccupazione
registrato nel Settembre 2008 è stato del 6,1% portando la media
del terzo trimestre al 6% contro una media del 5,3% registrata nel secondo
trimestre
di quest'anno. La perdita dei posti di lavoro si è concentrata nei settori
dell'edilizia, produzione e commercio registrando invece un incremento per
quanto
riguarda l'attività estrattiva di materie prime e la sanità.
Il peggioramento registrato è sensibile soprattutto se pensiamo che rispetto
allo
scorso anno il numero di disoccupati è aumentato di 2,2 milioni con
un incremento del tasso di disoccupazione di 1,4 punti. Malgrado questo, il
tasso
di disoccupazione statunitense oggi è quello che si registra stabilmente
ad esempio in Germania.
CONCLUSIONI
Gli Stati Uniti si propongono
come candidato ideale per un investitore che voglia effettuare un investimento
immobiliare, in particolar
modo in un contesto di bassissimo "rischio Paese". L'attuale
congiuntura economica, la leadership geopolitica comunque consolidata anche
nei momenti di maggiore crisi, la favorevole situazione normativa e fiscale,
l'elevato tasso di crescita della popolazione e flussi migratori positivi,
i
prezzi medi di aree, terreni e superfici edificate....tutti elementi che fanno
degli USA, in questo momento, il candidato ideale per attrarre investimenti
stranieri in un ottica di medio periodo e sfruttando le opportunità del
cambio e del mercato, in particolar modo nel settore immobiliare.
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